Al centro di Land of Venice c’è un Veneto meno noto, fatto di luoghi nascosti e fugaci.
Discover moreMarina Caneve indaga il legame che c’è fra contemplazione, gratitudine ed esperienza del territorio. La sua opera non invita a scoprire i lati nascosti della regione per aumentarne l’attrattività o spingerci a usarli, quanto per avvertire, attraverso il nostro sguardo, quell’urgenza di rispetto spaziale e attenzione ambientale che, oggi più che mai, dovrebbe riguardarci tutti.
I protagonisti degli scatti dell’artista sono luoghi veneti molto diversi tra loro, capaci di definire un inventario vasto ed eterogeneo. A caratterizzare il progetto è un approccio interdisciplinare, che mette in dialogo la fotografia, l’etica ambientale e la percezione socio-culturale dei luoghi che viviamo e attraversiamo.
Il racconto fotografico invita lo spettatore a un esercizio di riflessione per immaginare connessioni e rimandi da un luogo a un altro; lo accompagna ad abitare un territorio che è al contempo visibile e invisibile; lo spinge a esporsi, avendone cura, alle sue caratteristiche fisiche, geografiche e culturali per inciampare su stimoli inaspettati.
Ogni luogo fotografato contiene infiniti rimandi a ogni altro luogo possibile.
Le fotografie che compongono il progetto sono legate tra loro dalla curiosità rispetto all’idea di natura e al ruolo che le abbiamo assegnato nel paesaggio, dalla divagazione ricorrente, dalla contaminazione tra l’ambiente e ciò che vi è costruito, dalla riflessione sull’abbandono, la meraviglia e la temporaneità, dalla magia di vivere momenti ordinari in luoghi straordinari.
Tutto questo attraverso un paesaggio che, con il suo disegno, come nel caso delle foreste che collegano le Dolomiti a Venezia o il paesaggio messo in scena dell’Orto Botanico di Padova, induce gli spettatori a reinterpretare i luoghi partendo dalle relazioni che intercorrono tra di loro e tra loro e chi li vive.